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Colorno, nel Segno del Giglio 2022

IL VERDE “NEL SEGNO DEL GIGLIO”, 23-25 aprile 2022 - Colorno (PR)

Si era nel 1993 quando questa manifestazione prese vita. Da non molto si erano conclusi i restauri alla Reggia di Colorno e il Parco stava gradualmente tornando all’antica e perduta magnificenza. Lo sforzo immenso fatto dalla Provincia di Parma per ridare dignità all’intero complesso storico aveva restituito un luogo di bellezza straordinaria, scenario ideale per grandi manifestazioni. 


Da qui l’idea di portare nel ritrovato Parco persone che, per passione e competenza, sapessero godere del grande recupero. Nasce così la mostra-mercato del giardinaggio di qualità. Il nome della nuova creatura non poteva che richiamare la nobiltà del luogo ed ecco “Nel segno del Giglio”, dove il giglio è l’emblema floreale dei Farnese, Signori di Parma e di questo magnifico buen retiro. 


Da allora, anno dopo anno, la mostra è cresciuta sino a conquistarsi la qualificazione di “Nazionale” e soprattutto a imporsi tra i punti di riferimento più amati dai pollici verdi italiani e non solo. In questo ventennale percorso la mostra ha assunto un ruolo sempre più di rilievo, tanto da collegarsi, unica in Italia, con la più titolata esposizione del Continente, quella di Courson, in Francia. Pur ospitando espositori e visitatori provenienti da tutto il territorio nazionale ma anche da altri Paesi europei, “Nel segno del Giglio” si è fatta un punto d’onore: quello di valorizzare le non poche eccellenze verdi del proprio territorio.


Con la mostra “Nel segno del Giglio” la location invita i suoi visitatori a scoprire le altre infinite meraviglie di questa terra: parchi naturalistici, parchi storici, giardini; ma anche i castelli, le ville, gli insediamenti religiosi che, insieme alla gastronomia, fanno del parmense la meta ideale per un turismo di qualità. Di qui le proposte che, edizione dopo edizione, vengono suggerite dagli organizzatori. Tutte originali, molto curate, d’eccezione. Come si conviene ad una mostra di così alto lignaggio.


Il successo della manifestazione che, rigorosamente, si svolge a primavera avanzata, ha spinto gli organizzatori a ideare un secondo appuntamento, questa volta autunnale. L’autunno, si sa, è la stagione durante la quale i pollici verdi mettono a dimora nuove piante e vanno alla ricerca di idee per rinnovare il volto dei loro giardini. Ecco quindi “Nel segno del Giglio d’Autunno”, appuntamento che già alle prime edizioni si è imposto tra i più attesi e frequentati della stagione.

E dopo aver dato sfogo alla passione per il verde, nulla di meglio che dare spazio al gusto in uno dei molti ristoranti della zona, tutti rigorosamente adepti del culto per la genuina, sapida, cucina parmigiana.


Una Reggia Ducale antica di 700 anni

La Reggia Ducale di Colorno sta avviandosi a compiere 700 anni.

Il primo edificio innalzato fu la rocca, costruita nel 1337 da Azzo da Correggio. Trasformato in dimora signorile da Barbara Sanseverino, il castello, insieme ai possedimenti della famiglia, venne confiscato dai Farnese nel 1611.

Ranuccio II, nel 1660, su istanza della moglie Margherita Violante di Savoia decise di costruire sul suolo precedentemente occupato dalla rocca di Barbara Sanseverino, l’attuale Palazzo Ducale. Il progetto fu portato a termine dal figlio Francesco Farnese con l’ausilio degli architetti Ferdinando Galli Bibbiena e Giuliano Mozzani. Nel 1731 alla morte, senza eredi, di Antonio, il Ducato di Parma e Piacenza passò al nipote Carlo III di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese e Filippo V di Borbone re di Spagna. Divenuto re di Napoli, nel 1734 egli trasferì nella città partenopea le collezioni farnesiane.

Nel 1749 l’erede del ducato Filippo di Borbone, fratello di Carlo, affidò all’architetto francese François Antoine Carlier l’incarico di ristrutturare gli appartamenti interni del Palazzo. Dopo il 1753 il Duca si avvalse della collaborazione di Ennemond Alexandre Petitot che progettò lo scalone prospiciente il giardino e la Sala Grande.

Alla morte di Ferdinando, figlio di Filippo di Borbone e succeduto al trono nel 1765, il Ducato di Parma venne annesso alla Francia. Nel 1807 venne dichiarato “Palazzo Imperiale” e si intrapresero nuovi lavori di ristrutturazione. Dopo il Congresso di Vienna (1816), il Ducato venne assegnato a Maria Luisa d’Asburgo II, moglie di Napoleone, la quale fece riaffrescare alcune sale.

Dopo l’Unità d’Italia e la cessione, da parte di casa Savoia, del Palazzo di Colorno al Demanio dello Stato italiano, esso venne acquistato nel 1871 dalla Provincia di Parma che lo utilizzò come Manicomio, poi soppresso.

Oggi la magnifica Reggia è visitabile e nelle sue sale, nei diversi Appartamenti, se ne legge tutta la lunga e affascinante storia. Sono visitabili anche la Chiesa Ducale di San Liborio e la grande Aranciaia. Sono luoghi che per oltre un secolo furono di sofferenza e che oggi un attento restauro ha restituito gioiosamente alla grande Storia.


NEL SEGNO DEL GIGLIO E IPPOLITO PIZZETTI

Nel Segno del Giglio ha un grande nome tutelare: Ippolito Pizzetti, il grande “Poeta, Artista e Giardiniere” scomparso il giorno di Ferragosto del 2007. E’ stato lui ad amare questa esposizione nel rinato parco della Reggia di Colorno e a seguirne con passione e generosità i primi passi, sostenendola con i suoi consigli e rapporti.

Per questo motivo, la giuria assegna un premio speciale a lui intitolato all’espositore che si è distinto su tutti per qualità e originalità di proposte. Ippolito Pizzetti grazie anche ai suoi articoli e consigli di giardinaggio sull’Espresso, il Messaggero, La Stampa, La Repubblica e La Voce ha trasfuso competenze e passione ad uno stuolo di pollici verdi.

Il “LIBRO DEI FIORI” prima, la sua Garzantina riedita poi, è stata ed è tuttora la bibbia per chiunque si avvicini o voglia approfondire la passione verde.

“La stoffa del buon giardiniere appare in quel che osa, il che non significa che dobbiate piantare palme a Dobbiaco, che sarebbe stolto, ma che invece dobbiamo sempre cavalcare il limite. Che è poi questa cavalcata, quella che crea anche per il giardiniere, il suo piacere, come afferma suppergiù, a proposito del testo, Roland Barthes, un signore francese che la sa lunga. E tuttavia quel che muore muore, ma quel che è vivo, come vive.”

IPPOLITO PIZZETTI, DA LE BACCHE D’INVERNO, 21 GENNAIO 1979

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